Scritto il 27 Aprile 2020
Domenica 19 aprile 2020, il parroco di Gallignano Don Lino Viola stava celebrando la Messa. Ad un certo punto è stato interrotto dai Carabinieri, che lui ha mandato via di fronte a dodici fedeli che partecipavano alla celebrazione liturgica. È stato multato di 680 euro per aver infranto il lockdown messo in atto per fronteggiare la pandemia causata dal Coronavirus.
Qualche giorno dopo, il 25 aprile, ha pubblicamento pregato il Signore in segno di riparazione per il "sacrilegio" che sarebbe stato perpetrato dai Militari, Forze dell'Ordine, chiedendo poi un digiuno, altrettanto riparatore, per il 30 aprile. Ora, molti cristiani, in questi giorni, si stanno interrogando circa il rapporto fra Liturgia e lockdown, e ciascuno giustamente cerca di capire, riflettere e dire la sua, a volte. La questione non è molto semplice, dal momento che ci sono diversi fattori di cui dobbiamo tenere conto, spirituali e materiali. Il fatto che la cristianità debba affrontare questo tempo di assenza liturgica e di preghiera comunitaria ha una grande importanza, perché ci consente di fare il punto sul nostro reale rapporto con il Signore, nonché di riflettere su molte altre cose.
Da un punto di vista tipicamente umano e biologico, è chiaro che il distanziamento sociale, anche se a volte causa turbamento, è necessario per contrastare la diffusione di qualunque tipo di agente patogeno, virale o batterico, soprattutto se questo microrganismo si trasmette per via aerea, come nel caso del nuovo Coronavirus. Alcuni Santi, in passato, curavano persone infettate da malattie contagiose, come San Francesco d'Assisi, che prestava le sue cure ai lebbrosi. Nella biografia di questo famosissimo santo italiano, scritta da Giovanni Joergensen, è addirittura riportato che Francesco, ai lebbrosi, "ne baciava i moncherini infetti e ne tergeva la marcia". Eppure non si è ammalato, ma era San Francesco! Ora, dal punto di vista del Signore, siamo sicuri che quanto è accaduto in quella Chiesa di Gallignano sia stato effettivamente un "sacrilegio"? Non lo sappiamo, ma probabilmente non lo è stato. Certamente l'interruzione forzata di una Santa Messa è un qualcosa di anomalo, ma veramente il Signore ne è stato offeso? In effetti, quanto accaduto non ha minimamente colpito lo Spirito, che non può essere colpito da nulla ma semmai contristato, non c'era infatti una vera e propria intenzione di offendere il Signore, ma c'è stata piuttosto la semplice volontà di celebrare una Messa e di parteciparvi, da una parte, e quella di far rispettare la legge, dall'altra. Il sacrilegio, però, come vedremo, in alcuni casi esiste realmente. Si potrebbe pensare che, forse, è stato il Signore ad averli radunati nel Suo Nome, ma nell'attuale situazione ne siamo sicuri? Sì, il Signore ha convocato entrambe le parti, ma per uno scopo ben preciso. In verità il Signore governa tutti e tutto. È certamente vero che, a volte, certe leggi vanno contro i Comandamenti di Dio, e che i veri cristiani dovrebbero trovare il modo di non conformarsi ad esse (come ad esempio chi fa obiezione di coscienza dinanzi all'aborto), ma qui non sembra che sia stato infranto alcun Comandamento. Certo, l'interruzione di una funzione liturgica con una pandemia in corso fa un certo effetto, ma di tipo più che altro mentale ed emozionale, non sostanziale. Certo, ad alcune persone i Carabinieri hanno fatto venire in mente le "Guardie del Tempio", ma l'atteggiamento autoritario di questi antichi soldati nella Casa di Dio aveva ragioni totalmente diverse, quindi il paragone non regge.
Tuttavia, nella remota ipotesi in cui ci sia stato effettivamente un sacrilegio, al fondo di questo articolo potete trovare una preghiera di riparazione scritta proprio per questo episodio. In ogni caso, noi tutti sappiamo veramente cosa significhi la parola "sacrilegio" ? In effetti, forse solo Dio lo sa. Ad esempio, radere al suolo una Chiesa (senza persone all'interno, ovviamente) è effettivamente un sacrilegio, soprattutto se in essa è presente il Santissimo Sacramento, ma chi può conoscere i pensieri di Dio, dal momento che Lui solo conosce perfettamente tutti e tutto? In tutta la Sacra Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, il termine "sacrilegio" è utilizzato una sola volta, nel Secondo Libro dei Maccabei, al Capitolo 13, del quale riportiamo qui di seguito i versetti dall'1 all'8:
Nell'anno centoquarantanove giunse notizia agli uomini di Giuda che Antioco Eupàtore muoveva contro la Giudea con numerose truppe; era con lui Lisia, suo tutore e preposto agli affari dello stato, che aveva con sé un esercito greco di centodiecimila fanti, cinquemilatrecento cavalli, ventidue elefanti e trecento carri falcati. A costoro si unì anche Menelao, il quale incoraggiava con molta astuzia Antioco, non per la salvezza della patria, ma per la speranza di essere rimesso al suo posto di comando. Ma il Re dei re eccitò l'ira di Antioco contro quello scellerato e, quando Lisia ebbe additato costui come causa di tutti i mali, diede ordine che fosse condotto a Berèa e messo a morte secondo l'usanza del luogo. Vi è là una torre di cinquanta cubiti piena di cenere. Essa ha un ordigno girevole che da ogni lato fa cadere a precipizio sulla cenere. Di lassù chi è reo di sacrilegio o chi ha raggiunto gli estremi in certi altri delitti, tutti lo spingono alla morte. In tal modo l'empio Menelao incontrò la morte e non trovò terra per la sepoltura; giusto castigo poiché, dopo aver commesso molti delitti attorno all'altare dov'erano il fuoco sacro e la cenere, nella cenere trovò la sua morte.
La parola "sacrilego", inoltre, viene riportata solo due volte, sempre nel Secondo Libro dei Maccabei, nel Capitolo 7 e nel Capitolo 15, di cui riportiamo i versetti dal 32 al 41 del Capitolo 7 ed i versetti dal 25 al 36 del Capitolo 15:
Per i nostri peccati noi soffriamo. Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi. Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo; perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio che tutto vede. Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anche io, come già i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo è Dio; con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe». Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra. Invece gli uomini di Giuda con invocazioni e preghiere si gettarono nella mischia contro i nemici. In tal modo combattendo con le mani e pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio. Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi. Levarono alte grida dandosi all'entusiasmo, mentre benedicevano l'Onnipotente nella lingua paterna. Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l'affetto della prima età verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme. Quando vi giunse, chiamò a raccolta tutti i connazionali e i sacerdoti davanti all'altare: sostando in mezzo a loro mandò a chiamare quelli dell'Acra e mostrò loro la testa dell'empio Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell'Onnipotente pronunciando parole orgogliose. Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la mercede della sua follia. Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore glorioso dicendo: «Benedetto colui che ha conservato la sua dimora inviolata». Fece poi appendere la testa di Nicànore all'Acra alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell'aiuto di Dio. Quindi decretarono unanimemente con voto pubblico di non lasciar passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del decimosecondo mese - che in lingua siriaca si chiama Adar - il giorno precedente la festa di Mardocheo.
Il fatto, però, che Don Lino sia stato coraggioso e non un "Don Abbondio", è sicuramente un punto a suo favore. Inoltre, come riportato in un altro sito web, "Significativa la solidarietà espressa all'anziano e coraggioso sacerdote da due Cardinali. In cinque giorni, Don Viola ha ricevuto più di cento mail di solidarietà, le telefonate non si contano. C’è stato poi l’autorevole sostegno dell’elemosiniere del Papa che, per dirla col sacerdote, 'ha stigmatizzato il gesto indegno. Mi hanno chiamato pure tutti i Vescovi francesi. Il mio rammarico è stato di non avere avuto la solidarietà del mio vescovo' ". Particolare un po' triste è che tutto ciò sia successo la Domenica in Albis, ossia la Domenica della Divina Misericordia, che è quella immediatamente successiva alla Santa Pasqua. Bene il digiuno, ma oltre che digiunare per riparare ad un presunto "sacrilegio", sarebbe meglio che ciascuno di noi digiunasse in segreto, come dice Gesù, per i propri peccati e per quelli dell'umanità, giunta ormai ad un livello così sofisticato di male che certe cose accadute in passato sembrano quasi dei giochi da bambini. Occorre pregare in ascolto, per ricevere lumi sulle cause profonde di molti eventi traumatici che hanno scosso l'umanità in questi ultimi decenni.
Il sacrilegio, però, esiste realmente. Uno dei maggiori esempi, a questo proposito, è riportato nel Capitolo 5 del Libro del Profeta Daniele, che potete trovare integralmente qui di seguito. La parola "sacrilegio" non è scritta espressamente, ma questo è un caso emblematico, leggetelo attentamente.
Il re Baldassàr imbandì un gran banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. Quando Baldassàr ebbe molto bevuto comandò che fossero portati i vasi d'oro e d'argento che Nabucodònosor suo padre aveva asportati dal tempio, che era in Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine. Furono quindi portati i vasi d'oro, che erano stati asportati dal tempio di Gerusalemme, e il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra. In quel momento apparvero le dita di una mano d'uomo, le quali scrivevano sulla parete della sala reale, di fronte al candelabro. Nel vedere quelle dita che scrivevano, il re cambiò d'aspetto: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i ginocchi gli battevano l'uno contro l'altro.
Allora il re si mise a gridare, ordinando che si convocassero gli astrologi, i caldei e gli indovini. Appena vennero, il re disse ai saggi di Babilonia: «Chiunque leggerà quella scrittura e me ne darà la spiegazione sarà vestito di porpora, porterà una collana d'oro al collo e sarà il terzo signore del regno».
Allora entrarono nella sala tutti i saggi del re, ma non poterono leggere quella scrittura né darne al re la spiegazione.
Il re Baldassàr rimase molto turbato e cambiò colore; anche i suoi grandi restarono sconcertati.
La regina, alle parole del re e dei suoi grandi, entrò nella sala del banchetto e, rivolta al re, gli disse: «Re, vivi per sempre! I tuoi pensieri non ti spaventino né si cambi il colore del tuo volto. C'è nel tuo regno un uomo, in cui è lo spirito degli dèi santi. Al tempo di tuo padre si trovò in lui luce, intelligenza e sapienza pari alla sapienza degli dèi. Il re Nabucodònosor tuo padre lo aveva fatto capo dei maghi, degli astrologi, dei caldei e degli indovini. Fu riscontrato in questo Daniele, che il re aveva chiamato Baltazzàr, uno spirito superiore e tanto accorgimento da interpretare sogni, spiegare detti oscuri, sciogliere enigmi. Si convochi dunque Daniele ed egli darà la spiegazione».
Fu quindi introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: «Sei tu Daniele un deportato dei Giudei, che il re mio padre ha condotto qua dalla Giudea? Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria. Poco fa sono stati condotti alla mia presenza i saggi e gli astrologi per leggere questa scrittura e darmene la spiegazione, ma non sono stati capaci. Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e sciogliere enigmi. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d'oro e sarai il terzo signore del regno».
Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni per te e da' ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione.
O re, il Dio altissimo aveva dato a Nabucodònosor tuo padre regno, grandezza, gloria e magnificenza. Per questa grandezza che aveva ricevuto, tutti i popoli, nazioni e lingue lo temevano e tremavano davanti a lui: egli uccideva chi voleva, innalzava chi gli piaceva e abbassava chi gli pareva.
Ma, quando il suo cuore si insuperbì e il suo spirito si ostinò nell'alterigia, fu deposto dal trono e gli fu tolta la sua gloria.
Fu cacciato dal consorzio umano e il suo cuore divenne simile a quello delle bestie; la sua dimora fu con gli ònagri e mangiò l'erba come i buoi; il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché riconobbe che il Dio altissimo domina sul regno degli uomini, sul quale innalza chi gli piace. Tu, Baldassàr suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, sebbene tu fossi a conoscenza di tutto questo. Anzi tu hai insolentito contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandata quella mano che ha tracciato quello scritto, di cui questa è la lettura: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l'interpretazione: Mene: Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine. Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante. Peres: il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani». Allora, per ordine di Baldassàr, Daniele fu vestito di porpora, ebbe una collana d'oro al collo e con bando pubblico fu dichiarato terzo signore del regno.
In quella stessa notte Baldassàr re dei Caldei fu ucciso: Dario il Medo ricevette il regno, all'età di circa sessantadue anni.
Non sottovalutiamo dunque la gravità del sacrilegio, quello vero, fatto con intenzione e malizia.
Dovremmo cercare di focalizzare la nostra attenzione su due aspetti principali che riguardano l'interessante vicenda di Gallignano:
1) L'importanza dei Sacramenti. Ogni vero cristiano, almeno una volta nella sua vita, ha sperimentato l'inimmaginabile potenza d'Amore Divino racchiusa nell'Eucarestia e nella Confessione, entrambe costate il Sangue di Cristo e la Sua morte in Croce. Pertanto, la Messa, unitamente al Sacramento della Riconciliazione, è un meraviglioso e salvifico dono visibile dato da Dio agli uomini. Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno; perché il mio corpo è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda.
2) Occorre però anche leggere quanto scritto nel Capitolo 1 del Libro del Profeta Isaia, e specialmente i versetti dal 10 al 17, che vengono qui di seguito riportati:
Udite la parola del Signore,
voi capi di Sòdoma;
ascoltate la dottrina del nostro Dio,
popolo di Gomorra!
"Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?" dice il Signore.
"Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi;
il sangue di tori e di agnelli e di capri Io non lo gradisco.
Quando venite a presentarvi a me,
chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri?
Smettete di presentare offerte inutili,
l'incenso è un abominio per me;
noviluni, sabati, assemblee sacre,
non posso sopportare delitto e solennità.
I vostri noviluni e le vostre feste Io detesto, sono per me un peso;
sono stanco di sopportarli.
Quando stendete le mani, Io allontano gli occhi da voi.
Anche se moltiplicate le preghiere, Io non ascolto.
Le vostre mani grondano sangue.
Lavatevi, purificatevi,
togliete il male delle vostre azioni
dalla mia vista.
Cessate di fare il male, imparate a fare il bene,
ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso,
rendete giustizia all'orfano,
difendete la causa della vedova".
È una pagina meravigliosa, che Gesù Stesso, più di 600 anni dopo, mise veramente in pratica. In fondo, anche tutto ciò fu una delle cause della Sua condanna a morte. In pratica, le Parole che il Signore rivolse al Profeta Isaia, mirano soprattutto a colpire l'ipocrisia, esattamente come fece Gesù. Quanto viene pensato e detto da alcune persone in questi giorni, forse, non concerne solo l'ipocrisia (anche se sostanzialmente in buona fede, cioè senza rendersene conto), ma anche la paura di non essere abbastanza "fedeli". Questa paura, se uno è in contatto con il Signore, è infondata. In ogni caso, però, chi fra noi ha del timore nel suo cuore riguardo a queste cose, è bene che telefoni ad un Sacerdote per chiedere aiuto, ad esempio. È normale che i cristiani, a volte, vengano tormentati da dubbi, scrupoli e paure, per questo l'aiuto di un Sacerdote è importante, anche per telefono.
Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, l'atteggiamento di Gesù nei confronti della Sacralità del Tempio è estremamente interessante ed utile alla comprensione. Un primo ammaestramento lo possiamo trovare nel Capitolo 2 del Vangelo di San Giovanni Apostolo, versetti 13 - 22 :
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Un secondo importante episodio è contenuto nel Capitolo 2 del Vangelo secondo San Luca, versetti 1 - 9 :
Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli e disse: «In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere».
Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
Gesù, in questo brano, profetizza la distruzione - da parte dei Romani e, in particolare, del futuro imperatore Tito - del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., quindi circa 37 anni dopo la Sua Ascensione al Cielo. Di quel Tempio, oggi resta solo il cosiddetto Muro del Pianto. Cosa possiamo dedurre da questo atteggiamento di Gesù, solo apparentemente contraddittorio? Innanzitutto Egli aveva un amore immenso per la Casa di Suo Padre e, come tutti gli Ebrei, era ben consapevole dell'importanza del Sancta Sanctorum o Santo dei Santi all'interno del Tempio stesso. Tuttavia, sapeva che qualunque cosa materiale, anche se consacrata da Dio Stesso, non ha certamente la medesima importanza dell'anima umana. "È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono." Quindi, se l'anima pecca o, semplicemente, si comporta stoltamente per via del fatto che presta attenzione solo alle "belle pietre" del Tempio, Gesù è costretto a ricordarci la caducità di ogni cosa, compresi i nostri corpi. La profezia di Gesù, inoltre, riguarda anche il Suo Ritorno, la Seconda Venuta o Parusia. "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere." È così è stato, ed è anche per questo che possiamo sempre confidare in Lui.
Leggiamo inoltre quanto sta scritto nel Vangelo secondo San Matteo, Capitolo 9, versetti 9 - 13 :
Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì.
Mentre Gesù era a tavola in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?» Ma Gesù, avendoli uditi, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Ora andate e imparate che cosa significhi: "Voglio misericordia e non sacrificio"; poiché Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori».
Dovremmo fare memoria di quanto successe nel 586 a.C., quando il Re Nabucodonosor fece distruggere addirittura il Primo Tempio di Gerusalemme, edificato da Salomone direttamente su richiesta di Dio. Salomone è stato il più importante fra i figli carnali di Davide, mentre Gesù è detto "figlio di Davide" poiché San Giuseppe, il Suo padre putativo, era un discendente della Casa di Davide, come la Vergine Santissima. Il popolo ebraico aveva peccato a tal punto che fu il Signore Stesso a causare la deportazione degli Israeliti in terra babilonese e la distruzione del Tempio. A volte il Signore colpisce anche le cose più Sacre, addirittura la Sua Stessa Casa, come in molte altre guerre, per salvare i Suoi figli ed educarli. Quindi, non dovremmo scandalizzarci tanto perché dei Militari stavano facendo il loro lavoro, ma piuttosto per la nostra durezza di cuore ed attaccamento alla "routine". È vero che le abitudini, soprattutto se buone come nel caso della frequentazione delle Chiese, danno sicurezza. Non solo, addirittura, sono fonte di salvezza! Soprattutto perché, dentro e fuori dalle Chiese, possiamo ricevere i Sacramenti! Tuttavia dobbiamo essere ben consapevoli del fatto che Gesù ha detto di essere venuto non per portare la pace, ma una spada. A volte soffriamo per gli aspetti duri delle nostre vite, ma il Mistero della Croce riguarda ogni essere umano presente sul pianeta Terra, e non solo i cristiani, tenendo ben presente che solo Gesù è la Via, la Verità e la Vita.
Atto di riparazione per il gesto sacrilego consumato domenica 19 aprile in questa casa di Dio e della comunità.
Padre clementissimo, la sera del Giovedì Santo il Tuo amato Figlio Gesù mentre pregava nell’orto del Getsemani fu venduto da Giuda per trenta denari e consegnato a dei soldati .
Il Tuo Figlio Gesù con molta dolcezza disse ai soldati “siete usciti come contro un brigante con spade e bastoni per catturarmi”.
In questo momento prima di celebrare sull’Altare il Sacrificio del Tuo Figlio voglio a nome della comunità presente e di quella che vive nelle nostre case riparare l’irruzione immotivata e sacrilega delle forze dell’ordine.
Come riparazione del Tuo onore Divino conculcato Ti presento, accompagnandola con l’espiazione della Vergine Tua Madre di Villavetere, dei nostri Santi Patroni San Pietro e Sant’Imerio , il Sacrificio di Cristo Tuo Figlio che sto per celebrare a cui aggiungo una giornata di digiuno indetta per tutta la comunità giovedì 30 aprile.
Accogli Padre amatissimo questo volontario ossequio di riparazione e conservaci fedelissimi nella Tua obbedienza e nel Tuo servizio fino alla morte quando potremo entrare nella Tua Casa dove Tu vivi col Figlio e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Per concludere, possiamo guardare questo video tratto dal film "Gesù di Nazareth" di Franco Zeffirelli: