Gesù desidera che vegliamo con Lui e con ogni creatura che soffre
"La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate" Marco 14, 34
Il dramma del Getsemani ha sempre esercitato sui santi una profonda attrazione: essi non potevano distaccarsi da questa contemplazione. Per poco che tu ami Cristo, non puoi restare insensibile al pensiero di quella notte, nella quale Egli sudava d'angoscia all'idea di quanto stava per accadere. Tanto più che col tuo peccato sei implicato nell'agonia e nella morte di Gesù; è per causa tua e di tutti i tuoi fratelli che la Sua Anima ha conosciuto l'angoscia e la tristezza fino a morirne. Tanto più comprenderai questa agonia se hai vissuto spesso qualche cosa del genere. Nei momenti di prova, nei quali soffri e piangi, tu desideri la presenza dei tuoi amici. Sì, Gesù ha sperimentato nell'agonia la spaventosa solitudine dell'amore misconosciuto.
Lascia risuonare profondamente in te le parole che Egli rivolge a varie riprese agli Apostoli entrando nel Getsemani: "Restate qui e vegliate". È una chiamata a restare a lungo con Gesù, fissando lo sguardo silenzioso su di Lui, quale ti appare in questa scena, come dice Paolo nella Lettera agli Ebrei: "tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (12, 2). Ma proprio nel momento in cui tu vorresti pregare, ne provi quasi una impossibilità: come gli Apostoli, amici di Gesù, sei schiacciato dalla stanchezza e cadi nel sonno.
Non si tratta solo di una stanchezza fisica, di una impossibilità a fissare l'attenzione, cosa molto normale se hai pregato a lungo: la difficoltà a pregare non viene solo dalla tua spossatezza, essa è più profonda e prende radice nel tuo innato egoismo. Penso che sia normale provare un profondo malessere davanti all'agonia; come dice il padre Loew, è un campo nel quale non puoi penetrare: "Sedetevi qui, dice Gesù, mentre Io vado là a pregare" (Matteo, 26, 36). "Tra questo 'qui', nel quale tu vuoi restare per pregare, e questo 'là', dove si reca Gesù, vi è un abisso insondabile, incommensurabile". (J. Loew).
Tu comprendi dunque perché provi difficoltà a pregare, perché non riesci a superare questo abisso. E tuttavia sei chiamato a contemplare Gesù nel Suo smarrimento e nella Sua angoscia. Cercheremo di avvicinarci in seguito a questa scena, ma tu resterai sempre sulla soglia, perché non vi è condivisione possibile. La causa del tuo malessere è nel fatto che tu scopri la durezza del tuo cuore di peccatore. Sei ridotto all'impotenza dal sonno, poiché sei debole, appesantito e addormentato nel tuo peccato. Assomigli agli Apostoli che dormono, anch'essi, del sonno dell'incoscienza. Ma di fronte a te vi è il Cristo, il grande vivente, che entra completamente sveglio nel mistero della Sua morte. In fondo, tu soffri di amare così poco Gesù, che ti ha manifestato un amore infinito. Nella Sua agonia è solo, mentre sente il desiderio di avere vicino una presenza amica e confortante.
Sappi tuttavia che la tua sofferenza è buona, perché ti situa nella verità del tuo essere: essa è un grido d'invocazione allo Spirito Santo perché ti faccia un giorno gustare il mistero. Allora sarai ricompensato dei tuoi anni di aridità davanti alla Passione. Ti è richiesto soltanto di restare là in un profondo silenzio per essere e rimanere con Gesù e per Lui. Nell'agonia vi è un mistero che non puoi condividere né comprendere: lo puoi appena supporre. È per questo che devi perseverare a vegliare in preghiera.
Non cercare di comprendere l'angoscia e la tristezza di Gesù: essa è quella del Verbo incarnato, del Servo sofferente, dell'Agnello sopraffatto dal peccato del mondo. Rimani semplicemente vicino a Lui, vigilante nella fede e nell'amore. Quando incontri un amico che soffre, tu non cominci a fare dei lunghi discorsi, per cercare di spiegargli il senso della sua sofferenza, ma stai lì, vicino a lui, in silenzio, tentando di condividere nell'amore quello che egli sta vivendo.
Fa' lo stesso nel giardino del Getsemani. Esci da te stesso e dalle tue preoccupazioni per pensare solo al Cristo e alla Sua tristezza. Una tale preghiera gratuita, spoglia e disinteressata, rende autentica la scelta che hai fatto di seguirLo. È una preghiera difficile, perché richiede un silenzio profondo e una grande unità di atmosfera. Cristo solo deve occupare tutto il campo visivo della tua coscienza. Allora rileggi attentamente la scena lasciando cadere ogni frase e ogni parola nel tuo cuore lungo tutta la giornata. Se accetti di resistere a lungo in questa preghiera, Cristo ti investirà della Sua Presenza e il Suo Volto addolorato e radioso eserciterà su di te un'attrattiva capace di strapparti alla miseria del tuo peccato.
Dal libro "Prega il Padre tuo nel segreto" di Jean Lafrance