Chi siamo noi?
Chi siamo? È molto semplice: siamo figli di Dio, figli del Dio vivente. Perché ne sono sicuro? Perché il Padre, a chiunque Egli piaccia rivelarsi, lo fa solitamente come tale: come un Padre, appunto. Gesù stesso chiamava Dio “Abbà”, che significa “Caro Papà”. Dio è Padre e Madre, l’ha detto pure un Papa. E’ nostro dovere e fonte di salvezza ricordarci sempre che siamo figli di Dio, anche nelle situazioni più difficili. Anche quando tutto sembra crollarci addosso. Ripetiamo spesso: “Gesù, confido in Te!”, “Gesù, pensaci Tu”. Tutto, prima o poi, si metterà a posto. Se non in questa vita, nell’altra. Qualcuno potrebbe obiettare che non tutti credono in una vita dopo la morte. È vero, ma c’è. C’è. “Pregate, pregate, pregate”, “Umiltà, umiltà, umiltà” ci ripete da tempo la Vergine Santissima. A volte siamo una folla immensa, a volte ci sentiamo tanto soli, ma non siamo mai soli. “Chi cerca trova”. “A chi chiede sarà dato”. “A chi bussa sarà aperto”.
Cerchiamo dunque di entrare in contatto con le realtà ultraterrene, senza però dimenticare che viviamo ancora in un corpo, con tutti i limiti e le meraviglie che questo comporta... passioni, gioie, sofferenze, amori, speranze... Rimaniamo perciò saldi e ben fondati sulla Roccia Eterna: il Signore, che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Rimaniamo innestati in Gesù Cristo, come i tralci alla vite, affinché la linfa vitale dello Spirito scorra in noi. “Senza di Me non potete fare nulla”, ci dice il Maestro. Gesù è infatti Vera Vita e Vera Vite. Ricordiamolo sempre, anche nelle situazioni più difficili, dalle quali non sembra esserci via di uscita. Non è così per Dio. Egli è l’Eterno, e sa tutto, assolutamente tutto.
Inoltre, è anche giusto che ciascuno di noi cerchi di scoprire chi sia realmente, e non solo perché gli viene detto di essere una certa "entità", sempre alla luce della Rivelazione del Signore. E qui si apre un mondo, come si suol dire. Già i Greci antichi, che pur avrebbero conosciuto Gesù solo più tardi, grazie a San Paolo Apostolo, avevano fatto scrivere nel tempio di Apollo a Delfi l'esortazione "γνῶθι σαυτόν", che in latino si traduce "Nosce te ipsum", ossia "Conosci te stesso". Che il Signore ci illumini e ci faccia comprendere veramente, come solo Lui sa fare, che il corpo è solo una piccola ed effimera parte del nostro vero "noi" o "io", al singolare.